E mi guardo in uno specchio zigrinato.
Candele accese proiettano oltre quel riflesso.
Neon di nebbia tra le stelle, d’oro è il mio vascello
e dolce il veleggiar in ammutolite acque.
Scontrandomi violentemente,
a favore del muro del mio soggiorno,
parete di latte timidamente abbagliante,
intravedo frittata fosforescente di nastro adesivo.
Lui, come un’ossessione, mi avvolge,
mi cinge tra le sue potenti braccia,
polverizza le tempie, perfora i timpani,
spazza via certezze ed evidenze.
Zone buie ricalcate col gesso della notte.
China a tentar di raschiare quei riflessi,
sbriciolando e spargendo concetti sulle mani,
una manciata di capelli spezzati e unghie ferite.
Brezza di mare sovente corre lungo le scale
unendo colori, odori e sentimenti,
ma questa sera tutto tace, tutto poltrisce.
I fruscii sono fucilate encefaliche.
Lancette di orologi infrante dal tempo,
polvere grigia riversata nelle grinze dei vecchi.
Fracasso a terra il ghignante specchio.
È tempo di cambiare. È tempo di svegliarsi.
j.m.
Nessun commento:
Posta un commento